Il Viaggio in Sicilia by Brian Kim
Dialetto
Contesto
Il napoletano è parlato in Campania ma non è mai stato utilizzato come lingua ufficiale del Regno di Napoli. Si hanno testimonianze scritte di napoletano già nel 960 con il famoso Placito di Capua, e poi all'inizio del ‘300, con una volgarizzazione dal latino della Storia della distruzione di Troia di Guido Giudice delle Colonne.
Suoni
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Spesso le vocali non toniche e quelle poste in fine di parola non vengono articolate in modo distinto tra loro. A causa dell'indebolimento della vocale finale, molti sostantivi hanno una pronuncia identica sia nel singolare sia nel plurale.
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g (se in inizio di parola e seguita da vocale) è quasi omessa nella pronuncia
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s (cioè seguita da consonante) è spesso pronunciata come la sc dell'italiano “scena”
-
i (presente nei gruppi cie e gie) è quasi sempre sonora e la successiva e è chiusa
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Esempio: Nel pronunciare crociera, la i si farà sentire
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d diventa la r (il rotacismo) come in Maronna (Madonna)
Grammatica
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L'aggettivo possessivo segue sempre il nome a cui si riferisce e in alcuni casi. Quando il possessore è di prima o seconda persona singolare, si lo lega alla fine.
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Esempio: fràtemo, sòreta vs. ‘o frate vuosto, 'a sora soja
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Il corrispondente napoletano diretto del verbo avere (avé) è spesso usato come verbo ausiliare anche lì dove in italiano si utilizzerebbe essere.
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Esempio: aggio juto (sono andato); aggio venuto (sono venuto)
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Lessico
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seggia – sedia
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semmàna – settimana
-
ninìllo – bambino
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germanése – tedesco
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blé – blu
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dove – addò
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salire – acchianàre
-
trasì - entrare
-
prubecco – pubblico
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jeva – andare
Il napoletano
Contesto
Il napoletano è parlato in Campania ma non è mai stato utilizzato come lingua ufficiale del Regno di Napoli. Si hanno testimonianze scritte di napoletano già nel 960 con il famoso Placito di Capua, e poi all'inizio del ‘300, con una volgarizzazione dal latino della Storia della distruzione di Troia di Guido Giudice delle Colonne.
Suoni
-
Spesso le vocali non toniche e quelle poste in fine di parola non vengono articolate in modo distinto tra loro. A causa dell'indebolimento della vocale finale, molti sostantivi hanno una pronuncia identica sia nel singolare sia nel plurale.
-
g (se in inizio di parola e seguita da vocale) è quasi omessa nella pronuncia
-
s (cioè seguita da consonante) è spesso pronunciata come la sc dell'italiano “scena”
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i (presente nei gruppi cie e gie) è quasi sempre sonora e la successiva e è chiusa
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Es: Nel pronunciare crociera, la i si farà sentire
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d diventa la r (il rotacismo) come in Maronna (Madonna)
Grammatica
-
L'aggettivo possessivo segue sempre il nome a cui si riferisce e in alcuni casi. Quando il possessore è di prima o seconda persona singolare, si lo lega alla fine.
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Esempio: fràtemo, sòreta vs. ‘o frate vuosto, 'a sora soja
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Il corrispondente napoletano diretto del verbo avere (avé) è spesso usato come verbo ausiliare anche lì dove in italiano si utilizzerebbe essere.
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Esempio: aggio juto (sono andato); aggio venuto (sono venuto)
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Lessico
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seggia – sedia
-
semmàna – settimana
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ninìllo – bambino
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germanése – tedesco
-
blé – blu
-
dove – addò
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salire – acchianàre
-
trasì - entrare
-
prubecco – pubblico
-
jeva – andare
Il napoletano
Contesto
La base del Siciliano è derivata dal Latino; però, nel Siciliano è possibile trovare grecismi, arabismi, normannismi, catalanismi, francesismi, spagnolismi, eccetera. Rappresentano la storia dell'Isola fatta di invasioni e di numerosi contatti con le genti del Mediterraneo e d'Europa.
Suoni
Anche se il Siciliano è simile all’italiano, n’è ancora molto diverso in termini di suoni. Sono spesso costituiti da pronunce cacuminali (quelle risultanti dall’applicazione della parte anteriore della lingua a un punto della volta del palato duro) di alcune consonanti e gruppi consonantici. Per esempio:
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dd: cavàddu – cavallo
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st: stujàri - pulire con una stuoia
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r (se in inizio di parola): russu - rosso (simile alla pronunzia dell'inglese "red")
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tr: tri - tre (simile alla pronunzia dell'inglese "tree")
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str: strittu - stretto (simile alla pronunzia dell'inglese "street")
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ci o sci: ciùmi - fiume (si pronunzia in una peculiare maniera con suoni non esistenti in italiano)
Grammatica
1. Articolo
a. Determinativo
Singolare: Maschile: lu, 'u (il, lo); Femminile: la, 'a (la)
Plurale: Maschile e Femminile: li, 'i (i, gli, le)
b. Indeterminativo
Maschile: un, unu, 'nu, 'n (un, uno)
Femminile: una, 'na (una)
2. Nome
a. Genere
Maschile: Si forma con -u finale: figghiu (figlio), omu (uomo).
Femminile: Si forma con -a finale: fìgghia (figlia), pèrsica (pesca).
b. Numero
Maschile:Per i sostantivi di genere maschile il finale è generalmente in -i .
Es: li puèti (i poeti); li piccirìddi (i bambini)
Femminile: Anche per i sostantivi di genere femminile il finale è generalmente in –i .
Es: li casi (le case); li cammisi (le camicie)