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Dialetto

Contesto

 

Il napoletano è parlato in Campania ma non è mai stato utilizzato come lingua ufficiale del Regno di Napoli. Si hanno testimonianze scritte di napoletano già nel 960 con il famoso Placito di Capua, e poi all'inizio del ‘300, con una volgarizzazione dal latino della Storia della distruzione di Troia di Guido Giudice delle Colonne.

 

Suoni

 

  • Spesso le vocali non toniche e quelle poste in fine di parola non vengono articolate in modo distinto tra loro. A causa dell'indebolimento della vocale finale, molti sostantivi hanno una pronuncia identica sia nel singolare sia nel plurale.

  • g (se in inizio di parola e seguita da vocale) è quasi omessa nella pronuncia

  • s (cioè seguita da consonante) è spesso pronunciata come la sc dell'italiano “scena”

  • (presente nei gruppi cie e gie) è quasi sempre sonora e la successiva e è chiusa

    • Esempio: Nel pronunciare crociera, la i si farà sentire

  • d diventa la (il rotacismo) come in Maronna (Madonna)

 

Grammatica

 

  • L'aggettivo possessivo segue sempre il nome a cui si riferisce e in alcuni casi. Quando il possessore è di prima o seconda persona singolare, si lo lega alla fine.

    • Esempio: fràtemo, sòreta vs. ‘o frate vuosto, 'a sora soja

  • Il corrispondente napoletano diretto del verbo avere (avé) è spesso usato come verbo ausiliare anche lì dove in italiano si utilizzerebbe essere.

    • Esempio: aggio juto (sono andato); aggio venuto (sono venuto)

 

Lessico

 

  • seggia – sedia

  • semmàna – settimana

  • ninìllo – bambino

  • germanése – tedesco

  • blé – blu

  • dove – addò

  • salire – acchianàre

  • trasì - entrare

  • prubecco – pubblico

  • jeva – andare

Il napoletano

Contesto

 

Il napoletano è parlato in Campania ma non è mai stato utilizzato come lingua ufficiale del Regno di Napoli. Si hanno testimonianze scritte di napoletano già nel 960 con il famoso Placito di Capua, e poi all'inizio del ‘300, con una volgarizzazione dal latino della Storia della distruzione di Troia di Guido Giudice delle Colonne.

 

Suoni

 

  • Spesso le vocali non toniche e quelle poste in fine di parola non vengono articolate in modo distinto tra loro. A causa dell'indebolimento della vocale finale, molti sostantivi hanno una pronuncia identica sia nel singolare sia nel plurale.

  • g (se in inizio di parola e seguita da vocale) è quasi omessa nella pronuncia

  • s (cioè seguita da consonante) è spesso pronunciata come la sc dell'italiano “scena”

  • (presente nei gruppi cie e gie) è quasi sempre sonora e la successiva e è chiusa

    • Es: Nel pronunciare crociera, la i si farà sentire

  • d diventa la (il rotacismo) come in Maronna (Madonna)

 

Grammatica

 

  • L'aggettivo possessivo segue sempre il nome a cui si riferisce e in alcuni casi. Quando il possessore è di prima o seconda persona singolare, si lo lega alla fine.

    • Esempio: fràtemo, sòreta vs. ‘o frate vuosto, 'a sora soja

  • Il corrispondente napoletano diretto del verbo avere (avé) è spesso usato come verbo ausiliare anche lì dove in italiano si utilizzerebbe essere.

    • Esempio: aggio juto (sono andato); aggio venuto (sono venuto)

 

Lessico

 

  • seggia – sedia

  • semmàna – settimana

  • ninìllo – bambino

  • germanése – tedesco

  • blé – blu

  • dove – addò

  • salire – acchianàre

  • trasì - entrare

  • prubecco – pubblico

  • jeva – andare

Il napoletano

Contesto

 

La base del Siciliano è derivata dal Latino; però, nel Siciliano è possibile trovare grecismi, arabismi, normannismi, catalanismi, francesismi, spagnolismi, eccetera. Rappresentano la storia dell'Isola fatta di invasioni e di numerosi contatti con le genti del Mediterraneo e d'Europa.

 

Suoni

 

Anche se il Siciliano è simile all’italiano, n’è ancora molto diverso in termini di suoni. Sono spesso costituiti da pronunce cacuminali (quelle risultanti dall’applicazione della parte anteriore della lingua a un punto della volta del palato duro) di alcune consonanti e gruppi consonantici. Per esempio:

 

  • dd: cavàddu – cavallo

  • st: stujàri - pulire con una stuoia

  • r (se in inizio di parola): russu - rosso (simile alla pronunzia dell'inglese "red")

  • tr: tri - tre (simile alla pronunzia dell'inglese "tree")

  • str: strittu - stretto (simile alla pronunzia dell'inglese "street")

  • ci o sci: ciùmi - fiume (si pronunzia in una peculiare maniera con suoni non esistenti in italiano)

 

Grammatica

 

1. Articolo

a. Determinativo

Singolare: Maschile: lu, 'u (il, lo); Femminile: la, 'a (la)

Plurale: Maschile e Femminile: li, 'i (i, gli, le)

b. Indeterminativo

Maschile: un, unu, 'nu, 'n (un, uno)

Femminile: una, 'na (una)

 

2. Nome

a. Genere

Maschile: Si forma con -u finale: figghiu (figlio), omu (uomo).

Femminile: Si forma con -a finale: fìgghia (figlia), pèrsica (pesca).

b. Numero

Maschile:Per i sostantivi di genere maschile il finale è generalmente in -i .

Es: li puèti (i poeti); li piccirìddi (i bambini)

Femminile: Anche per i sostantivi di genere femminile il finale è generalmente in –i .

Es: li casi (le case); li cammisi (le camicie)

Il siciliano
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